Dalla Vigna al Calice

Il Viaggio del Vino attraverso le Stagioni

Vista panoramica sulle colline vitate delle Langhe al tramonto, con borgo illuminato in cima alla collina

Ogni bottiglia di vino è una storia. Non comincia nel calice, ma tra i filari, dove la terra respira e le stagioni scandiscono il tempo del vino. È lì, tra le radici e le gemme, che nasce il racconto più profondo: quello della vite che, anno dopo anno, si adatta, resiste, cresce e cambia.

Filari di viti spoglie in una vigna invernale di castagneto carducci, con terra nuda e pochi germogli verdi

Inverno: il tempo del riposo

In vigna l’inverno è silenzio e pazienza. I tralci, potati a mano con gesti antichi, sembrano dormire. Ma è un riposo solo apparente: sotto la superficie, la pianta si prepara al risveglio. È il momento in cui si disegna già la struttura della vendemmia futura, ramo dopo ramo, scelta dopo scelta.

Primavera: rinascita e incertezza

La primavera porta con sé la meraviglia del germogliamento. Piccole foglie, verdi e tenere, si aprono al sole, segnando l’inizio del ciclo vegetativo. Ma è anche la stagione più fragile: una gelata improvvisa o una pioggia insistente possono compromettere l’annata. Ogni giorno è una scommessa con il tempo.

Estate: vigore, lavoro, attesa

L’estate è l’esplosione della vita. I grappoli crescono, si colorano, si caricano di zuccheri e complessità. È il periodo delle lavorazioni intense, del diradamento, della cura della chioma. Ogni intervento è fatto per accompagnare l’uva verso la maturazione perfetta. Ma ancora una volta, tutto può cambiare: un temporale troppo forte, un caldo eccessivo, una grandinata. Il vino, prima di tutto, è figlio del clima.

Autunno: il momento della verità

Settembre e ottobre sono i mesi decisivi. La vendemmia è la conclusione di un anno intero di lavoro, ma anche l’inizio di tutto. Raccogliere al momento giusto è un’arte: troppo presto e mancherà complessità, troppo tardi e si perderanno freschezza e tensione. È l’istante in cui la mano dell’uomo si fonde con l’ascolto della natura. Poi, tutto passa in cantina.

Vigneto in autunno con foglie gialle e tappeto erboso verde tra i filari, sotto un cielo limpido
Veduta autunnale del celebre vigneto Romanée-Conti in Borgogna, con cielo grigio e foglie sparse

L’incertezza come valore

Ciò che rende il vino unico è anche ciò che lo rende fragile. Il vignaiolo lavora con ciò che non può controllare: la luce, il freddo, la pioggia, il vento. Ogni annata è un piccolo miracolo irripetibile, plasmato da ciò che accade in cielo e da come viene interpretato in terra. L’incertezza non è una minaccia, ma l’essenza stessa del vino.

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